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AIRP
Associazione Italiana Rene Policistico ETS

Perché è importante vaccinarsi per il Covid-19?

a cura della Dott.ssa Maria Teresa Sciarrone Alibrandi (Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto IRCCS San Raffaele, Milano, Ambulatorio Rene Policistico)
e la collaborazione dei Dott. Marta Vespa, Giancarlo Joli, Romina Bucci
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Non abbiamo paura di vaccinarci! Lo dobbiamo a noi stessi, alla generazione che ci ha preceduto e anche a quelle a venire. La paura rende schiavi, solo la conoscenza rende liberi.

L’infezione da SARS-CoV-2 (Covid-19) ha colpito circa 35 milioni di persone nel mondo e si contano a tutt’oggi circa 1 milione di decessi. Una caratteristica ancora enigmatica di tale infezione è l’ampia gamma di manifestazioni cliniche che variano dalla pressoché totale assenza di sintomi a forme estremamente gravi con compromissione multiorgano dall’esito inesorabilmente fatale. L’elevata frequenza di infezioni asintomatiche inoltre ha indubbiamente contribuito alla rapida diffusione mondiale della SARS-CoV-2. Il principale quesito clinico a cui dare una risposta resta quindi ancora strettamente legato alla individuazione precoce dei soggetti ad alto rischio di sviluppare malattia grave. Questi individui possono trarre particolare vantaggio dall’isolamento precauzionale e soprattutto essere un gruppo prioritario per la vaccinazione.

Sebbene l’età sia il principale fattore di rischio, è stato osservato che anche gli anziani possono essere asintomatici, paucisintomatici o presentare una malattia lieve dando origine a ulteriore diffusione del virus.

Il livello di esposizione al virus e la carica virale nonchè fattori genetici e immunologici, ancora non del tutto delineati, molto probabilmente giocano un ruolo importante, ma è stato sicuramente osservato che alcune patologie concomitanti predispongano con una elevata probabilità a sviluppare una forma di malattia più grave e spesso mortale.

Diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari sono stati elencati come fattori di rischio per forma grave di malattia sin dalla prima segnalazione nel gennaio 2020.

Solo più recentemente, la malattia renale cronica (CKD) è emersa come il fattore di rischio più comune, dopo l’età avanzata, per forma grave di malattia.

I pazienti affetti da CKD generalmente presentano di per sè un’aumentata mortalità rispetto alla popolazione generale, a causa di problemi correlati all’aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e tumorali, ma anche sicuramente alla maggiore incidenza di complicanze infettive che contribuiscono in maniera decisiva alla ridotta aspettativa di vita. Verosimilmente lo stress fisiologico causato dalla risposta infiammatoria a un processo infettivo potrebbe ulteriormente indebolire organi già deficitari a causa della malattia cronica.

Nel caso di SARS-CoV-2 questa ipotesi risulta peraltro ulteriormente coerente con il fatto che rene e cuore presentano la più alta espressione di recettori ACE2 a cui appunto è stato dimostrato legarsi il virus.

Clinicamente questo si traduce con forme più importanti di infezione e maggior tasso di ospedalizzazione e di mortalità nei pazienti che contraggono l’infezione e che presentano una preesistente malattia renale cronica.

L’elevata prevalenza di CKD in combinazione con l’elevato rischio di mortalità da SARS-CoV-2 richiede pertanto un’azione urgente per questo gruppo di pazienti.

I vaccini rappresentano da sempre una delle principali armi che l’umanità ha per combattere le malattie infettive.

In soli undici mesi grazie a tutte le risorse di conoscenza disponibili è stato ottenuto un vaccino e questo rappresenta una conquista inestimabile nel corso di una pandemia.

Attualmente viene somministrato in modalità prioritaria alle categorie più a rischio in primis agli operatori sanitari. Presto però sarà disponibile su larga scala e insieme alla prima tipologia ottenuta, ce ne saranno altre varianti. Oltre a quello in utilizzo ne esistono decine in sperimentazione clinica e preclinica.

Purtroppo a livello mediatico c’è molta confusione al riguardo e questo può fare perdere di vista l’importanza di vaccinarsi soprattutto per le categorie più fragili e a rischio quali i pazienti affetti da insufficienza renale, soprattutto se anziani.

Non bisogna temere termini tecnici come RNA e DNA virali, perché la tecnologia sottostante è sorprendente ed è frutto di profonde e specifiche conoscenze acquisite in decenni da parte degli esperti da cui è stato selezionato solo il meglio. I grandi numeri documentano una efficacia vaccinale per SARS-CoV-2 pari al 95%.

Chi come me, appartiene ad una generazione che ha vissuto la propria infanzia libera dalla paura di malattie terribili come la poliomielite e la difterite, può esprimere solo pareri favorevoli, e per questo mi permetto di raccomandare il vaccino su larga scala e in particolar modo per le categorie a rischio di cui i pazienti con malattia renale rappresentano una larga parte.

Come medico conosco la frustrazione ed il senso di impotenza vissute recentemente di fronte a tanta sofferenza e morte per una malattia sino un anno fa sconosciuta.

Vaccinarsi significa vivere e non esiste malattia che sia meglio contrarre al posto del vaccino, perché ogni volta esiste un rischio maggiore rispetto a quello vaccinale, soprattutto per i soggetti fragili. Le malattie sono tutte incredibilmente democratiche e talune si accaniscono soprattutto con i più deboli, già vessati da altre patologie.
Per nostra fortuna alcune malattie possono essere eradicate solo con il vaccino, proprio come la storia ci insegna.